10 Marzo 2022
COLDIRETTI IN PIAZZA A TRENTO PER DIRE NO ALLA GUERRA
Centinaia di agricoltori per manifestare contro il conflitto in Ucraina e il "caro prezzi" che mette in ginocchio le imprese.

 

“Fermiamo la guerra dei prezzi”, “Si muore di guerra e di fame”, “Svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai”. 

Questi alcuni degli slogan scanditi oggi dagli agricoltori della Coldiretti nella grande manifestazione organizzata nel centro di Trento.

Centinaia di agricoltori, allevatori e pastori sono arrivato da tutto il Trentino per manifestare contro la guerra, le speculazioni e i rincari energetici.

Presenti anche una trentina di sindaci, l’assessore all’agricoltura della Pat Giulia Zanotelli e Alexandra kalapach di RASOM Ass. Culturale ucraini in Trentino.

Contro la guerra che fa perdere vite umane e mette in pericolo il futuro di una intera generazione nata dopo la caduta del muro di Berlino.

Contro i rincari energetici spinti dal conflitto che portano i costi di produzione nelle campagne ben oltre il livello della sostenibilità economica mettendo a rischio le aziende agricole, il carrello della spesa delle famiglie e l’indipendenza alimentare del Paese.

"Serve un deciso intervento a favore delle imprese per garantire continuità della produzione agricola ed alimentare -ha affermato il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi- ma serve anche percorrere con decisione la strada degli accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle.

Per dire no alla guerra che sta facendo perdere tante vite innocenti e per far sentire la nostra voce abbiamo organizzato questa grande mobilitazione che si è conclusa presso il Commissariato del Governo dove abbiamo incontrato il Prefetto a cui abbiamo chiesto di riportare le nostre istanze al Governo nazionale. Il Governo rappresenta infatti, in questo momento, l’unica chiave di possibile stabilità per il Paese, anche grazie all’impegno e ai progetti del PNRR, che offrono prospettive all’Italia. Ci rivolgiamo quindi al premier Mario Draghi nella consapevolezza che si possano creare le condizioni per uscire da un’impasse, determinata dai rincari energetici e dall’affaticamento dell’apparato burocratico ministeriale. Per dare respiro al mondo agricolo e restituire ad esso traiettorie di speranza e di futuro, le risorse ci sono e non sono mai state così elevate".

L’alimentare è nel mirino delle ritorsioni di Putin come già accaduto nel 2014 con l’embargo ad una ampia lista di prodotti in risposta alle sanzioni decise dall’Unione Europea, dagli Usa ed altri Paesi per l’annessione della Crimea. In pericolo per l’Italia ci sono le vendite degli elementi base della dieta mediterranea come vino, pasta e olio in Russia, che sono scampati all’embargo, ed hanno raggiunto lo scorso anno il valore di 670 milioni di euro con un aumento del 14% rispetto al 2020, secondo le proiezioni Coldiretti su dati Istat. Tra i prodotti Made in Italy più venduti nel Paese di Putin – precisa la Coldiretti - ci sono infatti prodotti come il vino e gli spumanti per un valore attorno ai 150 milioni di euro, il caffè per 80 milioni di euro, l’olio di oliva per 32 milioni di euro e la pasta per 27 milioni di euro. In particolare l'Italia – riferisce la Coldiretti - è il primo Paese fornitore di vino in Russia, con una quota di mercato di circa il 30%, davanti a Francia e Spagna.

Gli effetti del conflitto ucraino rischiano dunque di cancellare completamente il Made in Italy a tavola dai mercati e dai ristoranti di Mosca – denuncia la Coldiretti - aggravando ulteriormente gli effetti dell’embargo deciso da Putin con il decreto n. 778 del 7 agosto 2014, e da allora sempre prorogato, come risposta alle sanzioni decise dall’Unione Europea, dagli Usa ed altri Paesi per l’annessione della Crimea. Un blocco che è già costato alle esportazioni agroalimentari tricolori 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo.  Il Decreto tuttora in vigore colpisce – sottolinea la Coldiretti – una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia. L’agroalimentare – spiega la Coldiretti – è, fino ad ora, l’unico settore colpito direttamente dall’embargo che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti Made in Italy presenti nella lista nera come salumi, formaggi e ortofrutta Made in Italy.

"Bisogna agire subito – ha concluso Barbacovi – facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti con lo sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera già stanziati nel Pnrr, 1,5 miliardi di finanziamenti per l'istallazione di pannelli fotovoltaici su migliaia di tetti di stalle e cascine, ma anche incentivando le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, riducendo le percentuali IVA per sostenere i consumi alimentari, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali. E poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le NBT a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici. Servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare come cardine strategico per la sicurezza, interventi urgenti e scelte strutturali per rendere l’Europa e l’Italia autosufficienti dal punto di vista degli approvvigionamenti di cibo ".