3 Giugno 2024
COLDIRETTI TRENTO IN ASSEMBLEA: “DIFENDERE LA SALUTE DEI CITTADINI E IL REDDITO DEGLI AGRICOLTORI”
Al Centro Congressi Interbrennero ripercorso un intenso 2023 e fissati tanti obiettivi in agenda per difendere l’agricoltura in Italia e in Europa.
 
Il rilancio della petizione europea per dire “NO” ai cibi importati e camuffati come italiani e difendere la salute dei cittadini ed il reddito degli agricoltori, estendendo l’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta a tutti i prodotti alimentari in commercio nell’UE. Ma anche la battaglia da portare avanti con determinazione contro il cibo artificiale, la “direttiva habitat” per difendere pascoli e cittadini, lo stop alla norma “ammazza stalle”, l’introduzione e il rispetto del rispetto del “principio di reciprocità” sulle importazioni.
Sono solo alcuni dei tanti temi affrontati oggi all’assemblea generale di Coldiretti Trento che si è tenuta al Centro Congressi Interbrennero di Trento.
Un incontro molto partecipato e, come detto, ricco di contenuti esposti nella relazione del presidente di Coldiretti Trento Gianluca Barbacovi e del direttore Enzo Bottos che hanno voluto, in apertura, salutare i presidenti, i dirigenti, e tutti i presenti in assemblea ringraziando i collaboratori dell’Organizzazione per il loro operato.
Barbacovi ha voluto ripercorrere i principali eventi e progetti del 2023 e rilanciare le battaglie fondamentali da portare avanti oggi a livello nazionale e soprattutto europeo.
La battaglia contro il cibo artificiale -ha esordito Barbacovi- iniziata il 10 novembre del 2022 ha dato l’avvio alla grande mobilitazione della Coldiretti che ha portato alla raccolta di oltre 2 milioni di firme a sostegno del provvedimento, con oltre 2mila comuni che hanno deliberato a favore, tutte le Regioni di ogni colore politico ed esponenti di tutti gli schieramenti oltre a Ministri e Sottosegretari, Parlamentari nazionali ed europei e Sindaci. Sulla scorta della mobilitazione Coldiretti, il 28 marzo 2023 il Consiglio dei Ministri ha presentato il disegno di legge che vieta il commercio e la produzione in Italia di carne e altri alimenti ottenuti in laboratorio. La battaglia contro il cibo sintetico si è estesa poi a livello internazionale. Sulla carne sintetica la maggioranza dei paesi europei ha espresso un chiaro no, mentre la scienza va avanti. Tutti gli “argomenti” sostenuti dai favorevoli alla nuova dieta alimentare “creata” in laboratorio sono stati platealmente sconfitti. La Coldiretti è finita sotto attacco, accusata di oscurantismo perché avrebbe tentato di fermare la ricerca. Nessuno dei denigratori ha avuto l’onesta intellettuale di riconoscere invece il vero lavoro portato avanti dalla principale Organizzazione agricola europea e cioè continuare con la ricerca per garantire la salute dei cittadini. Coldiretti ha chiesto che le ricerche proseguano nei maggiori istituti di ricerca pubblica. Ora la Commissione Ue deve prendere atto della bocciatura da parte della maggior parte dei Paesi europei di latte, carne e pesce realizzati nei bioreattori. Un grande obiettivo raggiunto grazie a Coldiretti, ma la battaglia è soltanto all’inizio”.
Un passaggio importante è stato quello riguardante le politiche europee, definite “folli”, partendo dal “Nutriscore”, un’etichettatura fuorviante, discriminatoria ed incompleta che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti sintetici di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.
Ma il presidente Barbacovi ha ricordato anche l’assurdo via libera alle etichette allarmistiche sulle bottiglie di vino, il divieto delle insalate in busta, il permesso alla vendita del prosek croato e agli altri falsi fino alla possibilità di importare grano dal Canada dove si coltiva con l’uso di glifosato secondo modalità vietate in Italia.
Sono solo alcune delle follie europee -ha ricordato il presidente- che rischiano di tagliare del 30% la produzione di cibo Made in Italy, contro le quali migliaia di agricoltori da tutta Europa, compresa una nutrita delegazione trentina, sono scesi in piazza quest’anno con la partecipazione per l’Italia di Coldiretti, dove si è tenuto il Vertice straordinario dell’Ue con la presenza del premier Giorgia Meloni”.
Sul tema zootecnico, è stata ricordata “l’ingiusta e fuorviante idea di equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali contenuta nella direttiva emissioni. Nonostante il fatto che il compromesso raggiunto abbia corretto grazie alla Coldiretti molti degli eccessi contenuti nella posizione iniziale della Commissione per il settore bovino, restano preoccupazioni per i settori suino ed avicolo”.
L’Unione Europea peraltro vuole sacrificare produzioni alla base della dieta mediterranea, ritenute meno importanti pur di portare avanti la propria irrealistica proposta di dimezzare l’uso di fitofarmaci che secondo la Commissione colpirebbe maggiormente produzione, dal vino al pomodoro, simbolo dell’Italia. Un provvedimento che avrebbe un impatto devastante sulla produzione agricola dell’Unione Europea e nazionale aprendo di fatto le porte all’importazione da paesi extra Ue che non rispettano le stesse norme sul piano ambientale, sanitario e del rispetto dei diritti dei lavoratori. Serve un approccio realistico per sostenere l’impegno dell’agricoltura verso la sostenibilità che ha già portato l’Italia a classificarsi come la più green d’Europa con il maggior numero di imprese agricole che coltivano con metodo biologico su circa 1/5 della superficie agricola totale e il taglio record in un decennio del 20% sull’uso dei fitofarmaci che restano essenziali per garantire la salute delle coltivazioni.
“Come detto -ha ribadito Barbacovi- un attacco a prodotti simbolo del Made in italy viene anche dall’etichetta a colori, il cosiddetto Nutriscore. I sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo vogliono escludere paradossalmente dalla dieta ben l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine che la Ue dovrebbe invece promuovere.
Altra questione imprescindibile riguarda la forbice tra produzione e consumi in cui ci sono margini da recuperare per garantire un prezzo giusto e onesto che tenga conto dei costi di produzione per gli agricoltori e per agevolare gli acquisti dei cittadini di un prodotto indispensabile per la salute.
Sul tema del lavoro, nella mattinata, è stato ricordato come “non può che essere motivo di grande orgoglio per Coldiretti l’accoglimento dell’emendamento sul lavoro occasionale a tempo determinato in agricoltura, frutto di un intenso e mai interrotto lavoro di studio ed analisi della Confederazione presentato al Ministero del Lavoro. E’ nato grazie a Coldiretti il lavoro occasionale a tempo determinato in agricoltura, che di fatto è un rapporto a tempo determinato agricolo con le medesime tutele e garanzie previste dalla legge e dai contratti collettivi per il rapporto di lavoro subordinato agricolo”.
Importante anche il tema “grandi carnivori”, drammaticamente di attualità per la provincia di Trento: “Ci stiamo battendo perchè venga concretamente modificata a livello europeo la direttiva habitat, i lupi devono passare da "specie rigorosamente protetta" a specie "protetta". Il cambio di definizione avrebbe un risvolto importante per la conservazione e la gestione di questi grandi carnivori, perché secondo le leggi di molti Paesi Ue la definizione di "specie protetta" consente una maggiore flessibilità nelle limitazioni alla loro caccia. Con una popolazione di oltre 25.000 lupi a livello europeo non si può più parlare di animale in via di estinzione.
Barbacovi ha ricordato che per tutelare agricoltori e allevatori è necessario garantire la legalità. Persiste la “truffa dei pascoli fantasma” che interessa anche alcune aziende agricole trentine fittizie: “Non possiamo che ribadire la nostra ferma condanna rispetto a questi gravi reati e confermare l’impegno che da anni vede Coldiretti in prima linea nel combattere il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel settore agricolo. La mafia dei pascoli è un fenomeno criminoso che nuoce alle aziende, agli allevamenti e alla nostra economia che, ancora oggi, si riconosce nell’onestà delle aziende zootecniche che continuano una tradizione millenaria con sacrificio e passione. Coldiretti si batte da anni per contrastare il fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata anche attraverso la costituzione dell’Osservatorio nazionale sulle agromafie.
Tutelare gli allevatori significa anche difendere i presidi delle montagne ed evitare lo spopolamento e l’abbandono delle zone più marginali. Inoltre malghe e pascoli sono fondamentali per salvaguardare le eccellenze e le produzioni legate alla nostra storia e alle nostre tradizioni, con risvolti positivi anche per il settore turistico.
A proposito di gestione delle malghe, è necessario preservare questo nostro patrimonio con politiche concrete che evitino speculazioni e, appunto, infiltrazioni della criminalità organizzata. La sanità veterinaria deve ritornare ad essere un vero alleato del settore zootecnico, gli allevatori hanno necessità di avere un professionista che consigli, che dia loro elementi per migliorare le condizioni dell’allevamento, oggi più che mai, considerate le nuove linee dettate dalla politica agricola comunitaria. Difendere la zootecnia significa concretamente riconoscere il ruolo che ha, non solo per sé stessa, ma per l’intera collettività.
Altro tema fondamentale discusso in assemblea quello relativo alla salvaguardia e la valorizzazione della risorsa idrica, ricordando l’importanza di finanziare attraverso il Pnrr un piano invasi nazionale in grado di stoccare l’acqua quando è in eccesso per poi redistribuirla quando serve.
“Come provincia autonoma -è stato ricordato nel corso del dibattito- dobbiamo dimostrare di essere efficaci anche in questo settore, con progettualità immediatamente cantierabili. A livello nazionale abbiamo elaborato con Anbi il “progetto laghetti” per realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura. Dobbiamo avere in provincia un’unica regia e diventare più efficaci a intercettare risorse esterne, nazionali ed europee.
Un passaggio in particolare è stato dedicato al settore della ricerca, che in agricoltura è fondamentale per affrontare alcune delle sfide più urgenti del nostro tempo, tra cui la sostenibilità ambientale e l'adattamento ai cambiamenti climatici, nonché la lotta alle malattie delle piante. Senza una ricerca agricola continua e innovativa, sarebbe molto difficile garantire un futuro sicuro e sostenibile per l'agricoltura e per la società nel suo complesso. “Per questo riteniamo che nella nostra provincia, dove le eccellenze nel campo della ricerca non mancano, serva comunque una ricerca più coordinata con ruoli ben definiti e che coinvolga i beneficiari finali (le imprese). Serve più sinergia tra realtà come FEM, FBK, Università di Trento, e maggior informazione rispetto ai progetti in essere”.
Infine non poteva mancare un richiamo alla grande mobilitazione partita dal Brennero per la proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola.
“Una proposta -ha affermato Barbacovi- sostenuta da diecimila agricoltori provenienti da tutta Italia che, in due giorni, sono giunti alla frontiera, assieme a centinaia di agricoltori del Trentino Alto Adige, e che grazie alle operazioni delle forze dell’ordine hanno potuto verificare il contenuto di tir, camion frigo, autobotti in ingresso in
Italia. Davvero impressionante la mole di prodotti stranieri intercettati. Dalle cosce di maiale danesi dirette a Modena che rischiano di diventare pro- sciutti italiani all’uva indiana spedita a Novara, frutta sudafricana proveniente dalla Moldavia con direzione Sicilia, preparati industriali a base di uova fatti in Polonia e attesi a Verona. Ed anche un tir carico di grano senza tracciabilità. Davanti all’invasione di prodotti stranieri che mettono a rischio la salute dei cittadini e il futuro dell’agroalimentare tricolore noi chiediamo maggiori controlli per bloccare le truffe.
È necessario anche lo stop all’importazione di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa, come il grano canadese fatto seccare in preraccolta col glifosato, affermando il rispetto del principio di reciprocità: gli obblighi che vengono imposti aia produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo.
Nel giro degli ultimi dieci anni le importazioni di cibo straniero sono aumentate del 60% raggiungendo il valore record di 65 miliardi di euro. Prodotti spesso provenienti da Paesi che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambienta le e di rispetto dei diritti dei lavoratori.
La nostra grande mobilitazione ha rappresentato anche una risposta all’attacco arrivato dalla Corte dei Conti Ue nell’Audit concluso lo scorso dicembre in merito ai decreti italiani sull’etichettatura d’origine per pasta, riso, derivati del pomodoro, latte e formaggi, salumi, considerate ostacoli al libero commercio nonostante l’elevato e legittimo interesse dei consumatori a conoscere l’origine della materia prima di quanto mette nel piatto.
Il Brennero è un luogo fortemente simbolico per il passaggio dei falsi prodotti made in Italy che invadono il nostro mercato ed è proprio da lì che abbiamo rilanciato la nostra battaglia sulla trasparenza dell’origine in etichetta che è un diritto dei cittadini europei. Chiediamo sia una priorità della nuova Commissione Ue e del nuovo Parlamento dopo le elezioni europee. Con l’avvio della raccolta firme puntiamo a smascherare il fenomeno degli alimenti importati e camuffati come italiani grazie a minime lavorazioni, rivedendo il criterio dell’ultima trasformazione sostanziale.
Ma la campagna punta anche a mettere finalmente in trasparenza tutti quei prodotti che sono ancora oggi anonimi e che rappresentano circa un quinto della spesa degli italiani. Dobbiamo dire basta alla concorrenza sleale e fermare i cibi contraffatti che passano dalle frontiere e dai porti europei. La nostra mobilitazione, in continuità con il lavoro fatto a Bruxelles in questi mesi, prosegue a difesa del reddito degli agricoltori e a salvaguardia della salute dei cittadini”.
 
Nella seconda parte dell’assemblea sono stati presentati ai candidati regionali alle imminenti elezioni europee, Herbert Dorfmann, Roberto Paccher, i principali punti da portare a livello europeo a difesa dell’agricoltura, sintetizzati anche in un grande manifesto proiettato sul maxischermo allestito in sala:
 
-         Difendere il reddito degli agricoltori: non toccare i fondi pac e
aiuti ai giovani.
-         Riconoscere e sostenere il ruolo degli agricoltori come custodi
degli ecosistemi e della biodiversità
-         Si alla reciprocità e stop alle importazioni che non rispettano gli
standard europei. fermare le frodi sull’origine e l’italian sounding
anche in italia
-         No a riduzioni degli aiuti diretti agli agricoltori e libertà di
coltivare tutti i terreni
-         No al cibo artificiale prodotto in laboratorio
-         Si a mercati equi e trasparenti, incentivando gli accordi di filiera e
rafforzando il contrasto alle pratiche sleali
-         Semplificare lo sviluppo rurale e investire su ricerca e formazione
-         Promuovere l’innovazione e la digitalizzazione per aumentare la
sostenibilità e la resilienza
-         Ampliare il sostegno e la strumentazione per la gestione dei rischi
anche con le assicurazioni e favorendo l’accesso al credito
-         Cancellare la burocrazia, non le aziende